I. La Domanda Scomoda Che Tutti Evitiamo
Non comincerò con dei numeri, ma con un ricordo.
Era l’inizio della primavera, Amsterdam ancora grigia. Avevo appena firmato una lettera di licenziamento, un atto che avevo rimandato per mesi. Lei non stava fallendo nel suo lavoro. Era gentile, leale, benintenzionata. Ma la sua mentalità si era congelata nel tempo, mentre l’azienda no. Il divario tra ciò che poteva offrire e ciò di cui avevamo bisogno era diventato una tassa quotidiana, non solo sulle prestazioni, ma sul morale collettivo.
Quel giorno non ho semplicemente licenziato una dipendente. Ho affrontato una verità più profonda: nell’imprenditorialità, l’etica non riguarda le intenzioni, ma le conseguenze.
II. Perché Questo Tema Fa Più Male di Altri
Lasciar andare qualcuno è uno degli atti di leadership più carichi di implicazioni etiche. Non perché sia evitabile, ma perché viene spesso gestito male, in silenzio, con vergogna o negazione.
Confondiamo la gentilezza con il rinvio.
Confondiamo la lealtà con l’inerzia.
Confondiamo l’evitare il conflitto con il proteggere la dignità.
E così, rompiamo la fiducia. Con la persona che tratteniamo troppo a lungo. E con chi le sta intorno, costretto a sopportare il peso della disfunzione.
Chiariamolo: trattenere la persona sbagliata è più non etico che lasciarla andare con chiarezza e cura.
III. I Numeri Che Non Vogliamo Vedere
Ecco un numero che raramente si discute nei report gestionali:
€23,400.
È il costo medio annuo di trattenere un dipendente non allineato in un’azienda di 15 persone in Europa. Non parliamo di stipendio, ma di sinergia persa, frizioni nel team, correzioni di errori con i clienti.
In termini GRC, si chiama “attrito strutturale”.
In termini umani, si chiama rancore in sala pausa.
Insegniamo ai CEO a calcolare l’EBITDA, ma restano ciechi alla tassa silenziosa del disallineamento. Non appare in QuickBooks. Appare nel burnout del team, nella resistenza passiva, e in quella frase tragica: “faccio prima a farlo da solo.”
IV. Cosa Rende Etico un Licenziamento?
Ci sono solo due domande che contano:
- Hai fornito alla persona tutte le informazioni, il contesto e il feedback necessari per evolversi?
- Se fosse tuo fratello o tua sorella, vorresti che rimanesse in un ruolo che non rispetta più il suo potenziale né si adatta alle sue competenze?
Licenziare in modo etico non significa renderlo indolore. Significa renderlo intenzionale.
- Il processo è stato trasparente?
- Le aspettative sono state documentate e discusse?
- Sono stati offerti coaching e alternative prima del giudizio?
- La decisione è stata formalizzata in modo che mostrasse cura, non solo conformità?
Se la risposta è “sì”, non stai licenziando.
Stai liberando.
Questo è l’atto etico: liberare qualcuno da una storia che non gli appartiene più, prima che danneggi entrambi, persona e storia.
V. Le Parole Giuste Quando Devi Farlo
Molti manager chiedono: “Cosa dovrei dire quando lo comunico?”
Ecco cosa dico io, parola per parola:
“Questa decisione non è un giudizio sul tuo valore come persona. È una questione di allineamento tra ciò che ora richiede l’azienda e dove le tue capacità si esprimono al meglio. Mi prendo la piena responsabilità per la chiarezza e il contesto che ti sono stati (o non sono stati) dati. Oggi non si parla di colpa. Si parla di rilascio. Meriti di crescere altrove. E dobbiamo onorare questo, con onestà.”
Poi mi fermo.
E ascolto.
Il silenzio, in quel momento, è più etico della giustificazione.
VI. Una Nota per Chi Sta Essendo Lasciato Andare
Se stai leggendo queste parole dall’altro lato del tavolo, se sei stato/a lasciato/a andare, sappi questo:
Un licenziamento non è un rifiuto. È una riedirezione.
A volte, la cosa più etica che il mondo può fare per te è forzare una svolta che tu non avevi il coraggio di prendere da solo/a.
Il tuo valore non è cambiato.
È cambiato il contenitore attorno a te.
Trova un nuovo contenitore. O costruiscilo.
VII. La Vera Misura della Leadership
La leadership non si misura da quanto a lungo trattieni le persone.
Si misura da quanto coraggiosamente le liberi quando il momento lo richiede, e da quanto chiaramente sai distinguere la dignità umana dalla necessità organizzativa.
Quando temiamo di lasciar andare qualcuno, non stiamo proteggendo lui o lei.
Stiamo proteggendo la nostra paura di essere giudicati, disapprovati o definiti crudeli.
Ma l’etica, come il fuoco, affina attraverso il disagio.
E in quel disagio risiede il vero compito della governance: non preservare il comfort, ma proteggere il futuro.
Pensiero Finale
Lasciar andare qualcuno non è la fine dell’etica.
È il suo inizio.
Non farlo alla leggera.
Ma non rimandarlo per senso di colpa.
Perché, alla fine, la cosa più non etica che un leader possa fare è confondere l’essere gentili con l’essere giusti.
E la giustizia, quella vera, richiede chiarezza, tempismo e verità, anche quando brucia.