Non esistono numeri senza intenzione.
Quando diciamo che nel 2024 il governo olandese ha impiegato oltre 1,1 milioni di FTE, non stiamo semplicemente citando una statistica. Stiamo rivelando un cambiamento strategico nell’architettura dello Stato. Un aumento del 16% nel volume di lavoro pubblico in sette anni non è un caso. È un disegno. O quantomeno, un’inerzia così potente da assomigliargli.
I numeri possono sembrare aridi. Ma il movimento che li genera non lo è. Cosa è cambiato? Perché adesso? E cosa ci insegna tutto questo, soprattutto a noi che guidiamo aziende e ci aggrappiamo ancora all’illusione che mercato e Stato siano mondi separati?
Andiamo a fondo.
Dalla Ritrazione alla Ricrescita: Una storia di due settenni
Tra il 2011 e il 2017, il lavoro pubblico si è contratto, gli FTE sono diminuiti mentre l’austerità si stringeva dopo la crisi del credito. Governo centrale, comuni, istruzione: tutti a dieta. Uno Stato che tagliava il superfluo, e talvolta anche l’essenziale, per rispondere al trauma finanziario globale.
Ma dal 2018 in poi, il pendolo ha iniziato a oscillare nell’altra direzione. E nel 2024, lo Stato ha recuperato e superato quanto perso.
- +54.000 FTE nell’istruzione (+15%)
- +51.000 nel governo centrale (+30%)
- +28.000 nei comuni (+18%)
In termini di forza lavoro grezza, significa 154.000 equivalenti a tempo pieno in più: uno spostamento che riflette il risveglio delle ambizioni dello Stato, delle sue responsabilità e, forse, della sua stessa immagine.
È solo demografia? Politica? Reazione alla complessità dei tempi?
Sì, ma anche no.
Il “perché” dietro la forza lavoro
Lo Stato cresce quando il sistema diventa più difficile da navigare: digitalmente, legalmente, socialmente. Quando aumenta il rischio, aumenta anche la burocrazia. Quando si moltiplicano le crisi (clima, guerre, pandemie, cyber), cresce il bisogno di coordinamento, controllo e cura.
L’istruzione finanziata è cresciuta perché servono più insegnanti per una generazione complessa, multilingue e nativa digitale.
Il governo centrale si è ingrandito per gestire la cybersecurity, la complessità del welfare e l’applicazione normativa.
I comuni si sono espansi per affrontare sfide legate al sostegno sociale, alloggio e integrazione.
E non dimentichiamo gli attori silenziosi:
- Polizia, ProRail, autorità idriche e province, tutti in costante ma lento aumento.
- Altre istituzioni, 177.800 FTE nel 2024, che assorbono silenziosamente compiti esternalizzati che un tempo si pensavano temporanei.
Questo non è accidentale. È strutturale.
Massa burocratica e costo del coordinamento
Nel 2024, la spesa per il personale pubblico ha superato i 97 miliardi di euro, pari al 19,6% della spesa complessiva, un dato stabile da anni.
Eppure, questa stabilità nasconde una trasformazione nella distribuzione e nella percezione del valore.
Spieghiamoci meglio.
La maggior parte del lavoro si concentra nell’istruzione finanziata (36%), seguita dal governo centrale (20%) e dai comuni (16%). Ma osserviamo la remunerazione oraria:
- Governo centrale e province in cima alla lista, oltre i €60/ora.
- Laboratori sociali e organismi intercomunali in fondo, spesso sotto i €40/ora.
Non si tratta solo di equità, ma di funzione. Gli stipendi più alti si concentrano dove la complessità è maggiore. Più si sale nei ruoli regolatori o strategici, più il sistema premia la padronanza tecnica, la pressione decisionale e l’esposizione politica.
Ma qui si nasconde una curva pericolosa: quando i soldi vanno a chi coordina invece che a chi esegue, il sistema rischia di diventare sbilanciato. La governance non deve superare il servizio.
Per chi guida un’impresa, questo non è rumore di fondo
Se sei alla guida di un’azienda, questi non sono numeri di qualcun altro. È il tuo contesto. Non stai competendo solo con altre aziende. Ora stai competendo con il settore pubblico per attrarre talento, senso e scopo.
Pensaci:
- Lo Stato può offrire stabilità, pensioni, contributo sociale.
- Le imprese devono offrire innovazione, cultura, libertà.
- Ma sempre più spesso, entrambi devono offrire significato.
E lo Stato, soprattutto in tempi di policrisi, sta giocando questa partita a pieno regime.
Se la tua strategia ignora l’attrattività lavorativa dello Stato, stai giocando a occhi chiusi.
La forma morale dei numeri
1,1 milioni di FTE non sono solo una cifra: sono uno specchio. Riflettono ciò in cui, come società, abbiamo scelto di investire. Istruzione, ordine pubblico, amministrazione, infrastrutture. Ma riflettono anche ciò che il settore privato ha, a volte, abdicato: visione di lungo periodo, condivisione del rischio, strutture collettive.
Non è né positivo né negativo che lo Stato cresca. Conta il modo in cui cresce. Conta se noi, imprenditori, policy-maker, cittadini, pretendiamo consapevolezza in quella crescita.
Perché la burocrazia è come il cemento: può costruire ponti o schiacciarti. La differenza sta nell’intenzione, nell’architettura, nell’etica.
E nella governance, come nella vita, l’etica senza struttura è un desiderio. La struttura senza etica è un’arma.
Dobbiamo pretendere entrambe.
Co-Creator of Xtroverso | Head of Global GRC @ Zentriq
Paolo Maria Pavan is the structural mind behind Xtroverso, blending compliance acumen with entrepreneurial foresight. He observes markets not as a trader, but as a reader of patterns, tracking behaviors, risks, and distortions to guide ethical transformation. His work challenges conventions and reframes governance as a force for clarity, trust, and evolution.