Paolo, hai detto in passato che il vero problema non riguarda la Generazione Y o Z, ma l'ego della Generazione X. Puoi spiegare cosa intendi con questo?
Ah, ora arriviamo al nocciolo della questione. Quando dico che il vero problema è l'ego della Generazione X, non sto puntando il dito contro una generazione solo per fare polemica. Sto richiamando un modo di pensare che sta bloccando il progresso. Vedi, la Generazione X è quella cresciuta con una mentalità da "sopravvissuti"—ci è stato insegnato che se lavoravi duro, rispettavi le regole e tenevi la testa bassa, ce l’avresti fatta. Siamo stati i "latchkey kids," quelli che dovevano arrangiarsi da soli, e questo ha costruito una certa resilienza. Ma ha anche creato un forte attaccamento ai sistemi che ci hanno formato, anche quando quei sistemi hanno cominciato a fallire.
Ed è qui che entra in gioco l'ego.
La Generazione X ha dovuto lottare per ritagliarsi uno spazio in un mondo che cambiava rapidamente, e molti di noi sono ancora bloccati in questa posizione difensiva, aggrappati a vecchie strutture perché è quello che ha funzionato per noi. Pensiamo, "Ehi, ce l'abbiamo fatta noi, perché non dovrebbero farcela anche loro?" Questo è l'ego che parla—l'idea che, poiché abbiamo superato certe sfide, tutti gli altri dovrebbero affrontare la stessa strada. Ci diciamo che la nostra esperienza di lotta e fatica ci dà una sorta di superiorità, ma in realtà ci sta impedendo di adattarci al mondo com’è ora.
Ecco il punto cruciale: il mondo che ha formato la Generazione X non esiste più, ma molti di noi si rifiutano di lasciarlo andare. Crediamo ancora che la lealtà, la gerarchia e il sacrificio al sistema siano i pilastri del successo. E quando vediamo che la Generazione Y e Z rifiutano di accettare questi valori—quando chiedono flessibilità, significato e autonomia—reagiamo in modo difensivo. L'ego ci dice: "Non stanno facendo la cosa giusta," o "Non capiscono cosa significa lavorare duro." Ma la verità è che loro capiscono qualcosa di più profondo: il sistema è rotto per loro, e non sono interessati a giocare secondo regole che non portano a una reale soddisfazione.
Il problema è che l'ego della Generazione X sta ancora cercando di proteggere un sistema che non serve più il futuro. Ci aggrappiamo alla nostra versione di ciò che ci ha resi "forti" invece di renderci conto che la forza, oggi, ha un aspetto diverso. Manteniamo il controllo, pensando che se allentiamo la presa, tutto crollerà. Ma ecco il punto—la Generazione Y e Z non hanno bisogno delle stesse strutture che avevamo noi. Non devono dimostrare il loro valore attraverso la fatica incessante o la lealtà verso sistemi che sfruttano il loro tempo e la loro energia.
Quando parlo dell'ego della Generazione X come del vero problema, è perché abbiamo paura di lasciar andare. Abbiamo paura di ammettere che le regole con cui siamo cresciuti potrebbero essere superate. Che il mondo sta evolvendo più velocemente di quanto ci sentiamo a nostro agio. E invece di abbracciare questo cambiamento, ci trinceriamo, cercando di imporre vecchie idee sul lavoro, sul successo e sulla lealtà a generazioni che non ne vedono più il valore.
Ma diciamocelo chiaramente: la Generazione Y e Z non sono il problema. Il problema è la nostra resistenza al cambiamento. È il nostro rifiuto di farci da parte e permettere alle nuove generazioni di ridefinire cosa significhi il successo, il lavoro e la leadership. Pensiamo di proteggerli mantenendo il controllo, ma in realtà stiamo soffocando la loro capacità di innovare, di rompere gli schemi, di creare qualcosa di migliore di ciò che abbiamo avuto noi.
Ed è qui che l'ego diventa pericoloso—ci acceca di fronte alle opportunità. La Generazione Y e Z stanno chiedendo un mondo diverso, e invece di vederlo come un'evoluzione, il nostro ego lo interpreta come una minaccia per il nostro lascito. Ma ecco la verità che dobbiamo accettare: il nostro lascito non è mantenere in vita i vecchi metodi. È dare potere alla prossima generazione per creare qualcosa di nuovo.
Più ci aggrappiamo, più rischiamo di diventare irrilevanti. Più cerchiamo di forzare la Generazione Y e Z a entrare nelle scatole in cui siamo stati costretti noi, più stiamo solo ripetendo gli errori del passato. Se la Generazione X riuscisse a mettere da parte l'ego, vedremmo che non si tratta di perdere il controllo—si tratta di passare il testimone in modo che onori ciò che abbiamo imparato, pur facendo spazio a qualcosa di radicalmente nuovo.
È tempo che la Generazione X capisca che il nostro ruolo ora non è imporre le regole—è guidare, fare da mentore, allenare e, soprattutto, ascoltare. Il futuro non appartiene a chi si aggrappa al passato. Appartiene a coloro che sono abbastanza coraggiosi da lasciar andare e fare spazio ai visionari che sono pronti a plasmare ciò che verrà.