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La sostenibilità inizia dalla moderazione.

La maggior parte delle piccole imprese può essere più sostenibile facendo meno, non di più. Perché è la moderazione il vero punto di partenza della governance sostenibile.
23 luglio 2025 di
La sostenibilità inizia dalla moderazione.
Paolo Maria Pavan

Mio nonno non buttava mai via lo spago.

Ogni volta che apriva un pacco, scioglieva i nodi con calma, avvolgeva lo spago intorno a due dita e lo appendeva a un chiodo nella rimessa. «Perché un giorno», diceva, «questa piccola cosa potrebbe salvarti il raccolto.» Avevo sette anni. Non capivo.

Quarant’anni dopo, guidando la mia azienda, ho finalmente capito. La lezione non era sullo spago. Era sulla responsabilità: sapere quando non consumare, quando non automatizzare, quando non aggiornare.

La parte più difficile della sostenibilità non è la tecnologia.

È la moderazione.

IL PERCHÉ

Nel panorama imprenditoriale olandese, il “green” è diventato un distintivo. Etichette sostenibili sugli imballaggi, fatture su carta riciclata, consegne a impatto zero: tutto sembra ammirevole.Ma per i micro e piccoli imprenditori, specialmente chi gestisce team da 3 a 20 persone, questa narrazione ecologica nasconde una tensione più profonda:

Come si può agire con responsabilità senza compromettere liquidità, lealtà o fiducia?

La vera sostenibilità, quella strutturale e non di facciata, richiede governance. E la governance inizia da ciò che non si fa.

I NUMERI

Ecco cosa costa, in media, il “greenwashing” superficiale a una microimpresa olandese (dati medi settoriali 2023–2024):

  • €2.600/anno per rebranding ecologico (etichette, imballaggi, stampa)
  • €900/anno in software di conformità “green” spesso inutilizzato
  • 40–60 ore/anno di tempo perso del personale su report non obbligatori
  • Fino al 12% di margine perso scegliendo fornitori “etici” senza verificare la reale integrità della filiera

Ora confrontalo con i costi di decisioni poco oculate:

  • €1.200/mese di spese eccessive per cattiva gestione dell’inventario
  • €4.800/anno persi in abbonamenti SaaS duplicati
  • €2.100/anno di sprechi energetici da dispositivi lasciati accesi fuori orario

Essere green non significa aggiungere.

Significa gestire meglio.

COSA NON TI DICONO

La cultura della “eco-colpa” è sottilmente distruttiva.

Ti spingono ad agire in fretta, investire in soluzioni sostenibili, mostrare l’impatto. Ma nessuno te lo dice chiaramente:

La prima azione davvero etica è smettere di fare ciò che non serve.

Non comprare nuove luci LED, ma spegnere quelle inutili.

Non digitalizzare ogni processo, ma chiedersi perché esiste.

Non assumere un consulente per la sostenibilità, ma allineare i comportamenti e gli acquisti del team con ciò che già sai essere giusto.

Il mito?

Che essere “green” significhi spendere soldi.

La verità?

Che la maggior parte delle piccole imprese può diventare più sostenibile facendo meno, sprecando meno, desiderando meno, con intelligenza.

BUSSOLA DECISIONALE

Chiediti:

  1. Quali decisioni ricorrenti generano sprechi evitabili (di tempo, materiali, energia o emozioni)?
  2. Cosa stiamo automatizzando o esternalizzando solo per sentirci efficienti, senza misurare l’impatto reale?
  3. Dove “recitiamo il green” per i clienti, ma ignoriamo i nostri comportamenti interni (uso delle stampanti, abitudini in cucina, strumenti inutilizzati)?
  4. Le scelte dei nostri fornitori si basano su dati o su linguaggio pubblicitario?
  5. Cosa smetteremmo di fare domani se sapessimo che nessuno ci giudicherà?

Queste domande non riguardano il sacrificio.

Riguardano la libertà.

RIFLESSIONE FINALE

Un’impresa davvero sostenibile non è quella che appare green.

È quella che pratica la disciplina.

In un mondo ossessionato dalla crescita, l’imprenditore etico sceglie i limiti.

E in quei limiti trova resilienza, chiarezza e fiducia.

Quindi, la prossima volta che pensi di diventare più sostenibile,  

inizia spegnendo qualcosa.

È lì che comincia la governance. Ask ChatGPT

AUTHOR : Paolo Maria Pavan

Co-Creator of Xtroverso | Head of Global GRC @ Zentriq

Paolo Maria Pavan è la mente strutturale dietro Xtroverso, che unisce l'acume nella conformità con la lungimiranza imprenditoriale. Osserva i mercati non come un trader, ma come un lettore di schemi, tracciando comportamenti, rischi e distorsioni per guidare la trasformazione etica. Il suo lavoro sfida le convenzioni e riformula la governance come una forza per la chiarezza, la fiducia e l'evoluzione.

Paolo Maria Pavan | Heag of GRC at Zentriq

La sostenibilità inizia dalla moderazione.
Paolo Maria Pavan 23 luglio 2025
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