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L’Impronta Nascosta dei Team da Remoto

Scopri il vero costo ambientale e i rischi nascosti per la sostenibilità dei team da remoto nelle piccole imprese nei Paesi Bassi.
5 agosto 2025 di
L’Impronta Nascosta dei Team da Remoto
Paolo Maria Pavan

Nel 2021, ho fatto visita a un vecchio amico, un consulente “nomade digitale” autoproclamato, che gestiva un’attività totalmente da remoto dal suo casale ristrutturato in Drenthe.

Ci siamo goduti un caffè accanto a una stufa a legna, mentre mi raccontava la sua vita a zero spostamenti, senza carta, alimentata da pannelli solari. «La mia impronta di carbonio è praticamente zero», ha detto con orgoglio.

Ho sorriso. «E il tuo team?»

Si è fermato.

Quella pausa, il silenzio di un presupposto che si incrina, è da dove comincia questa storia.

IL PERCHÉ

Per molte micro e piccole imprese nei Paesi Bassi, i team da remoto sono ormai la norma. Sembrano più puliti, più economici, più flessibili.

E sì, riducono gli spostamenti casa-lavoro.

Ma la governance non si ferma alla soglia del tuo ufficio: segue ogni scelta aziendale, ovunque essa venga presa.

Il lavoro da remoto sposta la responsabilità ambientale dal datore di lavoro al dipendente. Questo non è sostenibile. È scaricare il peso.

Se prendi sul serio la sostenibilità, la domanda non è più dove si lavora, ma come quel lavoro viene gestito e misurato.

Perché in termini di governance, il rischio non gestito, anche quando sembra libertà – è solo negligenza travestita.

I DATI

Entriamo nel concreto.

  • Un lavoratore da remoto consuma circa 3.000–5.000 kWh/anno tra attrezzature da ufficio e riscaldamento/raffreddamento domestico, più di quanto consuma mediamente un ufficio olandese per dipendente.
  • Fare videochiamate 8 ore al giorno genera circa 1,4 tonnellate di CO₂ all’anno per persona.
  • Una PMI olandese con 10 dipendenti da remoto produce circa 7.000 kg di rifiuti digitali ogni anno, spesso sotto forma di dati archiviati inutilmente nel cloud.
  • Gli assetti ibridi portano spesso a infrastrutture duplicate: monitor extra, scrivanie, router, stampanti, raddoppiando l’impatto sulle risorse.
  • Solo il 12% delle postazioni da remoto è coperto da politiche adeguate per lo smaltimento dei rifiuti elettronici o da programmi di sostenibilità.

COSA NESSUNO TI DICE

Il mito? Remoto = verde.

La verità? Spostare non è ridurre.

L’energia che alimenta le videochiamate, i data center e la connettività 24/7 non scompare, semplicemente diventa invisibile.

Nel frattempo, le policy su sostenibilità, igiene digitale e acquisti circolari raramente arrivano fino agli home office.

Anche le aziende più virtuose spesso cadono nella trappola del “teatro ecologico”: piantano alberi da un lato, mentre accumulano terabyte di dati inutilizzati dall’altro.

E non dimentichiamo il lato umano: lavorare da casa riduce gli spostamenti fisici, ma aumenta il carico cognitivo, l’isolamento e il burnout, ognuno con un suo costo ambientale e sociale indiretto.

BUSSOLA DECISIONALE

Se guidi un team da remoto o ibrido, chiediti:

  1. Conosco l’impatto energetico e il livello di rifiuti digitali generati dagli strumenti e dalle abitudini del mio team?
  2. Abbiamo mai fatto un audit sul nostro cloud storage e sugli strumenti di comunicazione, per valutare efficienza e reale necessità?
  3. Trattiamo gli spazi di lavoro domestici come parte della nostra responsabilità aziendale in materia di sostenibilità, o li ignoriamo?
  4. Offro incentivi o supporto per rendere più sostenibili gli home office del mio team?
  5. Misuro la sostenibilità in base all’apparenza, o ai risultati?

RIFLESSIONE FINALE

Il lavoro da remoto è destinato a restare. Ma l’etica del come lavoriamo deve evolvere.

La vera sostenibilità, per una piccola impresa, non consiste nell’adottare tendenze, ma nell’assumersi le conseguenze.

Non possiamo delegare la responsabilità alla nuvola, né alle stanze degli ospiti trasformate in uffici.

Il futuro verde dell’imprenditoria non è nell’abbandonare l’ufficio,

ma nel portare governance e cura in ogni spazio dove il lavoro accade.

Inclusi i salotti di chi ci è più vicino e di cui ci fidiamo di più.

AUTHOR : Paolo Maria Pavan

Co-Creator of Xtroverso | Head of Global GRC @ Zentriq

Paolo Maria Pavan è la mente strutturale dietro Xtroverso, che unisce l'acume normativo con la lungimiranza imprenditoriale. Osserva i mercati non come un trader, ma come un lettore di schemi, tracciando comportamenti, rischi e distorsioni per guidare la trasformazione etica. Il suo lavoro sfida le convenzioni e riformula la governance come una forza per la chiarezza, la fiducia e l'evoluzione.

Paolo Maria Pavan | Head of GRC at Zentriq

L’Impronta Nascosta dei Team da Remoto
Paolo Maria Pavan 5 agosto 2025
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