Passa al contenuto

Attenzione imprenditori olandesi: la vostra BV “dormiente” può scatenare un incubo IVA (anche se non fate nulla)

Credi che il tuo numero di partita IVA sia innocuo? Una corte lo ha chiarito: lo usi, paghi, niente scuse, nessun avviso, solo sanzioni.
4 agosto 2025 di
Attenzione imprenditori olandesi: la vostra BV “dormiente” può scatenare un incubo IVA (anche se non fate nulla)
Linda Pavan

Per tutti i micro-imprenditori olandesi: il tuo numero di partita IVA non è un giocattolo

Andiamo dritti al punto: se gestisci una micro o piccola impresa nei Paesi Bassi e ti è mai capitato di pensare “Ma sì, siamo solo una holding” oppure “In realtà non facciamo nulla di attivo”, questo articolo è il tuo campanello d’allarme amichevole.

Una recente sentenza della Corte d’Appello di Amsterdam andrebbe stampata e appesa sopra la scrivania di ogni imprenditore olandese. Ha confermato ciò che noi, addetti ai lavori di fiscalità e compliance, sospettavamo (e temevamo) da un po’: il semplice utilizzo di un numero di partita IVA, anche in assenza di operazioni effettive, può renderti soggetto al pagamento dell’IVA. E le sanzioni non sono leggere.

Vediamo di chiarire la questione, senza gergo tecnico e senza panico.

Cosa è successo? Una storia da prendere sul serio

Una BV olandese, registrata dal 2009 come holding senza alcuna reale attività commerciale, possedeva un numero di identificazione IVA. Dal 2016 al 2020 ha ricevuto servizi legali da fornitori stranieri. Questi ultimi non hanno addebitato l’IVA perché la BV aveva fornito loro il proprio numero di partita IVA olandese, attivando il meccanismo dell’inversione contabile (reverse charge). Questo significava che sarebbe spettato alla BV dichiarare e versare l’IVA direttamente all’Amministrazione fiscale olandese.

Ma la BV non l’ha fatto. Nessuna dichiarazione, nessun pagamento.

Le autorità fiscali se ne sono accorte, hanno avviato un’indagine e imposto non solo un recupero retroattivo dell’IVA, ma anche delle sanzioni. La BV ha cercato di difendersi sostenendo di non essere un vero imprenditore, di non svolgere attività, e di non dover nemmeno avere un numero di partita IVA.

La Corte non ha accettato questa linea difensiva. Anzi, ha risposto in modo piuttosto netto.

La sentenza: l’imprenditorialità IVA inizia con l’uso del numero IVA

La Corte d’Appello di Amsterdam ha confermato: se hai un numero di partita IVA e lo usi, questo basta per renderti soggetto a determinati obblighi IVA.

Anche se:

  • Non vendi nulla,
  • Non fornisci servizi,
  • Non generi fatturato.

Se comunichi quel numero a un fornitore straniero, sei dentro il meccanismo IVA. Non ci sono scappatoie.

La Corte ha ridotto leggermente la sanzione, tenendo conto dell’inesperienza della BV e della durata del procedimento, ma ha ribadito il principio chiave: nel momento in cui usi un numero IVA, entri ufficialmente nel radar fiscale.

Perché questo ti riguarda (sì, proprio tu)

Non è una sentenza isolata o astratta. Ti riguarda se:

  • Gestisci una micro-BV con attività minime o nulle,
  • Hai una società dormiente con un numero IVA ancora attivo,
  • Acquisti servizi esteri (consulenze, software, assistenza legale),
  • O hai lasciato il numero IVA “in giro” in qualche vecchio contratto.

Anche l’inattività può creare obblighi fiscali

Magari pensi di “non fare nulla”, ma se il tuo numero IVA circola, stai giocando con il fuoco.

Il prontuario pratico di Linda

Ecco il mio elenco, pratico e olandese quanto un buon koffie verkeerd, per ogni imprenditore che possiede un numero di partita IVA:

  1. Fai un audit sull’uso del tuo numero IVA. 
    È presente in contratti? Su fatture? Fornito a fornitori? Nascosto in qualche modulo di onboarding di cinque anni fa?
  2. Non usare il numero IVA con leggerezza. 
    Fornirlo a un fornitore, soprattutto estero, non è un atto neutro. Ha conseguenze concrete.
  3. Dichiara sempre l’IVA in reverse charge. 
    Se ricevi servizi da fuori Paesi Bassi e il fornitore applica il meccanismo di reverse charge, devi dichiarare e versare l’IVA. Nessuna eccezione.
  4. Non dare per scontato che l’inattività equivalga a sicurezza. 
    La Corte ha appena dimostrato che anche una BV inattiva può generare rischio IVA.
  5. Non aspettare un “avviso” dalla Belastingdienst. 
    Non sono tenuti a farlo. E la Corte ha già respinto questo tipo di giustificazione.

Un ultimo pensiero

Lavoro ogni giorno con micro-imprenditori. So che la maggior parte di voi non è fatta di evasori o furbetti. Siete persone che cercano di costruire valore, spesso sopraffatte da un sistema fiscale rigido e poco indulgente.

Ma l’ignoranza non equivale a innocenza. Il sistema non premia le buone intenzioni: risponde alla struttura, alle dichiarazioni e ai segnali d’allarme.

Se non sei sicuro dell’esposizione della tua attività, chiedi aiuto. Parlane con noi. Ma non lasciare che quel numero di partita IVA rimanga lì come un abbonamento in palestra mai usato, perché in questo caso, al posto del benessere, ti ritroverai con una bella multa.

AUTHOR : Linda Pavan

Co-Founder of Xtroverso | Head of Ledger and Tax Compliance

Linda Pavan porta una precisione disciplinata in Xtroverso, consolidando la sua integrità finanziaria, fiscale e operativa. In qualità di Auditor Certificata ZENTRIQ™, traduce la complessità in chiarezza—garantendo che ogni decisione sia tracciabile, conforme e strategicamente solida. Il suo rigore silenzioso offre alle imprese la fiducia e la responsabilità necessarie per agire con sicurezza.

Linda Pavan | Head of Tax , Certified Zentriq Auditor

Attenzione imprenditori olandesi: la vostra BV “dormiente” può scatenare un incubo IVA (anche se non fate nulla)
Linda Pavan 4 agosto 2025
Condividi articolo
Etichette