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Dal "ghosting" ai lavori freelance: comprendere la mentalità lavorativa della Generazione Z

Scopri come la Generazione Z affronta solitudine e difficoltà nei luoghi di lavoro tradizionali. Comprendi perché il freelancing prospera e come le aziende possono colmare il divario generazionale.
29 novembre 2024 di
Dal "ghosting" ai lavori freelance: comprendere la mentalità lavorativa della Generazione Z
Laura De Troia
| 2 Commenti

Qualche giorno fa, mi sono imbattuta in una statistica che mi ha fermato: il 40% della Gen Z—i cosiddetti centennials—riporta di sentirsi solo. Molti di loro stanno affrontando sfide più profonde legate alla salute mentale. Il mio primo istinto? Dare la colpa al mondo digitale in cui sono nati. Un mondo, va detto, che noi Millennials abbiamo contribuito a creare.

Nel nostro perseguire l'innovazione e la comodità, abbiamo inconsapevolmente privato la Gen Z delle ricche esperienze tattili dell'interazione nel mondo reale. Le relazioni—il fondamento dell'esistenza umana—sono state ridotte a like, emoji e hashtag. Niente di tangibile, niente che connetta veramente.

Siamo creature sociali per natura; l'interazione fisica è innata in noi. Ma da qualche parte lungo il cammino, abbiamo permesso che l'ascesa della connessione digitale ci convincesse che una veloce videochiamata sia un adeguato sostituto per condividere un caffè faccia a faccia. E ora, mentre rifletto di più su questa epidemia di solitudine, non posso fare a meno di vedere la stessa dinamica manifestarsi nelle vite professionali di questa generazione.

Luoghi di lavoro come ancoraggio sociale

Tradizionalmente, unirsi a un ambiente di lavoro era simile a entrare in una nuova famiglia. Non sceglievi i tuoi colleghi, proprio come non scegli i tuoi fratelli. E come in una famiglia, sono diventati i tuoi compagni attraverso alti e bassi della giornata lavorativa—un sistema di supporto, che tu lo volessi o meno.

Come Millennial, sono stata abbastanza fortunata da vivere relazioni prima dei social media. Ho imparato a connettermi con le persone nel mondo reale, a gestire i disaccordi, a trovare gioia nelle esperienze condivise. Queste abilità si sono naturalmente trasferite nel luogo di lavoro, dove costruire relazioni sembrava un'abilità innata.

Ma che dire della Gen Z?

Il “Kit di Sopravvivenza Relazionale” Mancante

Qui sta la sfida. Per una generazione cresciuta nella luce degli schermi, molti lavoratori della Gen Z entrano nel mondo professionale senza il “kit di sopravvivenza relazionale” che li aiuta a prosperare in spazi non digitali. Quando vengono catapultati nelle dinamiche tradizionali del posto di lavoro, spesso si sentono fuori posto, fraintesi e mal equipaggiati.

Il risultato? Malinteso. Il loro comportamento è spesso etichettato come pigro, viziato o irrispettoso della gerarchia. Ma è davvero questa la storia? O è semplicemente un caso di incomprensione generazionale, nato dal nostro fallimento nell'adattarci al mondo che abbiamo creato?

Da Ghosting a Freelancing

Non c'è da meravigliarsi, quindi, se la Gen Z sceglie sempre di più di allontanarsi dalla tradizionale routine aziendale. Stanno ignorando i datori di lavoro, abbandonando ruoli dopo pochi mesi e tuffandosi a capofitto nel freelance. Perché? Perché il freelance offre loro qualcosa che l'ufficio non offre: la libertà di essere se stessi, di esprimere i propri valori e di lavorare secondo le proprie condizioni.

Questa non è ribellione—è sopravvivenza. In un mondo in cui si sentono fuori sintonia con le strutture che li circondano, il lavoro freelance diventa uno spazio sicuro per definire il successo secondo i propri termini.

Colmare il Divario: Dipende da Noi

Quindi, qual è la soluzione? Se vogliamo davvero colmare il divario generazionale, è tempo di guardarci seriamente allo specchio. Abbiamo costruito il mondo digitale in cui vivono. Abbiamo fissato le aspettative. Ora dobbiamo assumerci la responsabilità di aiutarli a orientarsi in esso.

Questo inizia con l'aprire canali di comunicazione genuini. Non solo virtuali, anche se sono importanti, ma interazioni fisiche, faccia a faccia. Dobbiamo creare spazio per la mentorship, per conversazioni reali che vadano oltre i rapporti trimestrali e le valutazioni delle performance.

Si tratta di comprendere che la loro riluttanza a conformarsi non è pigrizia: è una risposta a un sistema che non sembra essere progettato per loro. Se vogliamo che rimangano, crescano e prosperino all'interno delle organizzazioni, dobbiamo incontrarli dove si trovano, piuttosto che costringerli in stampi che non si adattano più.

Ripensare le Relazioni sul Posto di Lavoro

La Gen Z non è un problema da risolvere: è un'opportunità per ripensare a come ci connettiamo, collaboriamo e creiamo insieme. Il loro desiderio di libertà, di autenticità, non è una minaccia per il posto di lavoro; è un'opportunità per migliorarlo.

Abbracciando sia le connessioni fisiche che quelle digitali, mentore piuttosto che gestore, possiamo costruire luoghi di lavoro che non solo accolgono la Gen Z, ma li ispirano. E forse, solo forse, impareremo qualcosa da loro lungo il cammino.

In Xtroverso, crediamo nel potere della connessione. Sia attraverso strumenti innovativi che punti di contatto umani, siamo qui per aiutare a colmare le lacune, promuovere la comprensione e creare spazi in cui tutti—dai Millennials alla Gen Z—possono prosperare.

Pronto a ripensare il luogo di lavoro? Costruiamo insieme qualcosa di straordinario.


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