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Cyber-resilienza: il test silenzioso che ogni azienda olandese sta già affrontando

Dai firewall alla governance a tutto campo: perché la cyber-resilienza è ormai un dovere da consiglio di amministrazione
13 agosto 2025 di
Cyber-resilienza: il test silenzioso che ogni azienda olandese sta già affrontando
Paolo Maria Pavan

Nel 2024, un’azienda olandese su cinque ha imparato a proprie spese cosa significa davvero “incidente informatico”. Per le grandi imprese, il rapporto è stato di tre su dieci. Il primo colpo? La perdita finanziaria. Poi le violazioni di dati. E infine la paralisi operativa, quella che trasforma la sala del consiglio in una sala di guerra.

L’indagine condotta da ABN AMRO e MWM2 è stata chiara: quasi ogni organizzazione è già stata colpita almeno una volta. Il paradosso? Continuano a sentirsi sicure. In particolare, le piccole imprese mostrano una fiducia granitica nelle proprie difese, fondata su antivirus, firewall e sulla convinzione che “a noi non capiterà”.

Ma ecco il problema: prevenire senza rilevare è come chiudere a chiave la porta di casa lasciando le finestre spalancate. E il piano di recupero? Per molti resta un pensiero a margine. È qui che le perdite finanziarie si moltiplicano e la reputazione evapora in una notte.

Il livello geopolitico di cui nessuno vuole parlare

Il dominio digitale non è più solo il parco giochi di adolescenti hacker e gang di ransomware. È diventato un’arena di conflitti geopolitici. Attori statali,  sì, proprio quelli di cui leggete sui giornali, collaborano sottotraccia con criminali informatici, colpendo catene di fornitura, infrastrutture critiche e sistemi sanitari.

La loro missione? Destabilizzare, indebolire, distrarre.

Il loro metodo? Infiltrarsi attraverso l’anello più debole.

Eppure, solo il nove percento delle aziende considera gli attori statali una minaccia seria. È l’equivalente, in termini di governance, di stare sotto la pioggia senza accorgersi di essere bagnati.

Il conto alla rovescia legislativo

L’Europa ha già deciso: la cyber-resilienza non è opzionale. La Direttiva NIS2 e il Cyber Resilience Act non sono esperimenti politici, ma norme vincolanti che inseriscono gestione del rischio, segnalazione degli incidenti e sicurezza della supply chain nel DNA giuridico dei settori essenziali.

Ma la consapevolezza è sorprendentemente bassa.

  • Due terzi delle grandi aziende hanno sentito parlare della NIS2.
  • Meno della metà delle PMI la conosce.

Anche se la tua azienda è troppo piccola per rientrare direttamente nel campo di applicazione, i tuoi clienti e fornitori potrebbero non esserlo. Ciò significa che domande sulla conformità finiranno comunque sulla tua scrivania, volente o nolente. E con l’arrivo del terzo trimestre, arriverà anche l’applicazione delle regole.

Perché le PMI sono il nuovo bersaglio privilegiato

Le grandi imprese hanno rafforzato le loro fortezze digitali. Il risultato? Gli aggressori stanno spostando il mirino sulle PMI, dove le difese sono più deboli e il danno può comunque propagarsi lungo tutta la supply chain.

Una violazione in una sola PMI può innescare effetti a catena su fornitori, partner e, a volte, interi settori. Ecco perché la cyber-resilienza non è più un problema privato, ma una responsabilità di rete.

La lezione di governance

La sicurezza informatica non è più un progetto tecnico del reparto IT. È un obbligo di governance, un requisito di conformità e una questione strategica di sopravvivenza. Le aziende che la trattano in questo modo non solo sapranno affrontare gli incidenti inevitabili, ma saranno viste come partner affidabili in un mercato che premia sempre più l’affidabilità rispetto alla velocità.

Se stai ancora pensando alla cyber-resilienza come a un costo, hai già perso la prima mossa. Nel 2025, è la tua licenza per operare.

Cyber-resilienza: il test silenzioso che ogni azienda olandese sta già affrontando
Paolo Maria Pavan 13 agosto 2025
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