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La Bugia del 43%: Perché il Debito Olandese non è così Sicuro come Vogliono Farti Credere.

Il bilancio dello Stato sembra a posto… finché non leggi tra le righe dei numeri. Ecco cosa dovrebbe davvero preoccupare ogni imprenditore.
29 luglio 2025 di
La Bugia del 43%: Perché il Debito Olandese non è così Sicuro come Vogliono Farti Credere.
Paolo Maria Pavan

Il Numero non è il Messaggio

Hai già visto il titolo:

“Debito pubblico olandese al 43,2% del PIL nel Q1 2025, ben al di sotto del limite UE del 60%.”

Quindi il sistema è sano?

Fermiamoci un attimo. Nella governance, come nella vita, un numero fuori contesto non è un segnale, è un camuffamento.

Il debito pubblico viene spesso trattato come un termostato: finché la lancetta resta sotto il 60%, nessuno si agita. Ma questa non è leadership, è ragioneria.

Ciò che conta non è solo quanto dobbiamo. Ma perché lo dobbiamo, a chi, e con quale obiettivo in mente. Il debito non è intrinsecamente negativo, a meno che non serva a comprare silenzio invece che strategia.

Cosa dicono (e non dicono) i numeri

Ecco la versione “asettica”:

Indicatore Valore (Q1 2025)
Debito Pubblico €490,8 miliardi  
Rapporto Debito/PIL 43,2%
Saldo di Bilancio -1.3% of GDP
Entrate Pubbliche €121.6 billion
Spesa Pubblica €124.3 billion

Quindi sì:

  • Il rapporto debito/PIL è ben al di sotto del tetto EMU.
  • Il governo ha un deficit moderato.
  • Rispetto al 2022 e al 2023, la traiettoria è stabile, non esplosiva.

Ma ecco il punto: un debito stabile non è la stessa cosa di una direzione sostenibile.

Il debito come segnale, non solo come metrica

Il debito pubblico non andrebbe interpretato come il peso corporeo ("sotto il 60% va bene"). È più simile alla postura: puoi portare un carico pesante se la colonna vertebrale, cioè la governance, è ben allineata. Se non lo è, anche un piccolo peso può creare dolori strutturali.

E gli imprenditori oggi lo sanno bene:

  • Le tasse aumentano, nonostante livelli di debito moderati.
  • La logica dei sussidi è opaca, spesso premia la stagnazione, non l’innovazione.
  • Gli investimenti pubblici in infrastrutture e digitalizzazione? Ancora troppo episodici.
  • Il mercato del lavoro? Svuotato da talenti non valorizzati e da strutture temporanee sovvenzionate.

Se il debito serve a coprire inefficienze operative, anziché alimentare la trasformazione, non stiamo prendendo denaro in prestito, stiamo prendendo tempo in prestito.

Cosa dovrebbero osservare gli imprenditori

Dimentica il numero in prima pagina. Chiediti invece:

  1. Quali riforme strutturali stanno venendo rimandate? 
    Un deficit del -1,3% può essere una mossa strategica o un atto di vigliaccheria.
  2. Cosa otteniamo per ogni euro preso in prestito? 
    Stiamo acquistando resilienza, o solo tenendo accese le luci?
  3. Quanto siamo esposti alla volatilità globale? 
    Il 43,2% di oggi potrebbe diventare 60% in un lampo, se cambia il contesto geopolitico.
  4. Il settore privato è trattato come partner o come bancomat? 
    L’aumento del carico collettivo (tasse, premi, contributi) racconta molto di più della stabilità macroeconomica.

Lo Stato: guardiano o Golia?

Non c’è nulla di sbagliato nel debito pubblico, se costruisce ponti, letterali o istituzionali.

Ma quando diventa l’anestetico per evitare la riforma, il problema è più profondo.

Ed è qui che gli imprenditori devono diventare strategi-cittadini:

Non diventando economisti, ma reclamando la verità narrativa da sotto l’anestesia statistica.

Il debito non è solo una voce di bilancio. È la forma scritta di ciò che scegliamo di non affrontare.

Misura ciò che conta

Un paese ben governato non è quello con il debito più basso.

È quello il cui debito pubblico riflette un fine pubblico.

I cui deficit costruiscono capacità future, non inerzia passata.

In cui gli imprenditori si sentono rispettati, non spremuti.

43,2% è un numero.

Ma ciò che facciamo con quel numero, e come lo raccontiamo, determinerà se diventerà una nota a piè pagina nella stabilità, o un punto di svolta verso la responsabilità. 

AUTHOR : Paolo Maria Pavan

Co-Creator of Xtroverso | Head of Global GRC @ Zentriq

Paolo Maria Pavan è la mente strutturale dietro Xtroverso, che unisce la competenza in materia di conformità con la lungimiranza imprenditoriale. Osserva i mercati non come un trader, ma come un lettore di schemi, tracciando comportamenti, rischi e distorsioni per guidare la trasformazione etica. Il suo lavoro sfida le convenzioni e riformula la governance come una forza per la chiarezza, la fiducia e l'evoluzione.

Paolo Maria Pavan | Head of GRC at Zentriq

La Bugia del 43%: Perché il Debito Olandese non è così Sicuro come Vogliono Farti Credere.
Paolo Maria Pavan 29 luglio 2025
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