Paolo, diresti che ti stai stancando dei “consulenti di Google” autodidatti e dei consulenti con una visione a tunnel?
Assolutamente, e lo affermo senza mezzi termini: sono esausto dei “consulenti di Google” autodidatti e dei clienti con visione a tunnel. È come assistere a una parata di persone che, dopo una ricerca superficiale, si convincono di aver padroneggiato strategie aziendali, branding o freelancing. Cercano scorciatoie, formule magiche, una “ricetta infallibile” per risolvere ogni problema senza metterci impegno reale o pensiero critico.
Questi pensatori a tunnel sono intrappolati in soluzioni unidimensionali, cercando di applicare risposte preconfezionate a problemi che nel mondo reale sono molto più complessi. Non capiscono che ogni business, ogni persona, ogni sfida è unica. Sono accecati da parole d’ordine e conoscenze superficiali che sanno ripetere a memoria, ma che non riescono davvero a interiorizzare. Si concentrano ossessivamente su micro-ottimizzazioni quando, in realtà, avrebbero bisogno di una visione d’insieme più ampia e flessibile.
La vera competenza non si costruisce raschiando informazioni dai motori di ricerca. È il frutto di esperienza, tentativi, errori, e della capacità di imparare dai fallimenti. Richiede una comprensione delle sfumature, la capacità di guardare oltre l’apparente e il coraggio di mettere in discussione ciò che tutti danno per scontato.
Le persone con cui voglio collaborare sono quelle che accettano l’incertezza, che capiscono che le risposte vere non sono né facili né immediate. Voglio lavorare con chi è disposto ad esplorare, adattarsi e fare il necessario per affrontare i problemi da prospettive diverse. La visione a tunnel e le soluzioni copia-incolla non sono la soluzione: sono il problema.
Cerco collaboratori che sfidino le idee convenzionali, vadano oltre l’ovvio e riconoscano che la vera eccellenza nasce dall’impegno, dalla curiosità e dalla determinazione a scavare sempre più a fondo.